Già lo stemma del Comune di Caldarola richiama al nome del progetto, un fuoco acceso sotto ad un caldaio. Il territorio ha inoltre una storia secolare legata all’artigianato di qualità. Nel Cinquecento la fama dei vasai di Caldarola era diffusa in tutte le Marche, come attesta l’umanista Francesco Panfilo nel suo poema “Picenum” (“il figulino fabbricante vasi è noto a tutti i Piceni, o Caldarola, per le tue olle”). Nel 1654, Giulio Scampoli, la cita per la realizzazione di “ottimi vasi di terracotta” e gli storici Giuseppe Colucci e Nigrosoli ne parlano nel 1795 e nel 1857 nelle loro opere. A partire dal XVI secolo i vasai di Caldarola, utilizzando le argille delle colline di Carufo e Panicale, fabbricavano orci e vasi di altissima qualità.
L’operosità caldarolese, sintetizzata anche nel motto Fervet Opus (Ferve il lavoro) dell’antico stemma della città, si declinava anche nella lavorazione e nella commercializzazione del ferro battuto e del cuoio.
La lavorazione del ferro si legò inizialmente all’industria della difesa militare per poi avvicinarsi a scopi civili ed usi più comuni. Un fabbro caldarolese, Cardinali, appena qualche anno fa ottenne il riconoscimento di “Miglior forgiatore d’Italia”.
La concia delle pelli è stata la principale industria di Caldarola fino agli inizi del secolo scorso. Dagli archivi risulta che nel 1770, periodo di massimo splendore per la produzione e la lavorazione del cuoio nel maceratese, si contavano solo a Caldarola, 17 concerie. Nel 1910 Enrico Dehò, in Paesi Marchigiani, scriveva: “Sui mercati d’Italia accade sovente di udire il nome di Caldarola. È perché da questo modesto paese vanno ovunque pelli conciate, le quali sono accreditatissime”.
Il sistema museale del territorio non sempre riesce a dare visibilità adeguata alle tradizioni artigianali del luogo: ceramiche, ferro battuto e lavorazione del cuoio, lavorazione della lana e della seta. I prodotti e le tecniche di queste eccellenze dell’artigianato, non godono della visibilità che invece meritano anche al di fuori dell’ambito locale.
La situazione attuale
L’artigianato caldarolese risente negli ultimi anni, come altri settori produttivi nel resto del Paese, della situazione generale di crisi economica.
Mentre nei decenni precedenti, come abbiamo visto, il borgo ospitava numerose botteghe artigiane, la situazione attuale appare notevolmente mutata. Tuttavia tali aziende hanno trovato una loro strada ed una nicchia di mercato che consente loro di portare avanti la tradizione caldarolese. La strada è quella delle produzioni di qualità, lavorazioni artistiche del ferro battuto, del vetro e della ceramica che resistono alla concorrenza, giocando sul campo dell’unicità del prodotto. Dalle ricerche effettuate emerge come, molto spesso, le opere prodotte dagli artigiani siano conosciute anche al di fuori del territorio nazionale. Questo a testimonianza del fatto che esiste un margine di sviluppo del mercato locale, se questo viene integrato con il tessuto turistico e culturale.
D’altra parte le opere prodotte testimoniano, non solo la sapienza artigiana, ma anche il territorio di provenienza e tutto il suo retroterra sociale, economico e culturale.
Si rileva perciò che, quello dell’artigianato di qualità, può essere uno dei settori più interessanti in cui investire per quanto concerne il lavoro giovanile (particolarmente penalizzato nella provincia di Macerata).
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